In equilibrio sul filo: Agatha e Rio nelle montagne svizzere

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Dopo il caos dell’oceano e il naufragio che Agatha aveva provocato come parte di un gioco estremo di seduzione e potere, le due erano scivolate tra le ombre, lontane dallo sguardo del mondo. Un luogo appartato e distante era esattamente ciò di cui avevano bisogno per il loro prossimo confronto. Così, un antico rifugio tra le montagne si rivela perfetto. Era un posto per lasciarsi alle spalle il fragore delle onde e immergersi in un mondo isolato, dove il solo suono era il loro respiro.

Uno chalet nelle montagne svizzere diventa la loro tana: circondate dal candore della neve, con il crepitio delle candele e il silenzio profondo delle vette come un manto, si prepararono ad affrontare i loro giochi e le loro verità senza il rumore esterno a disturbarle. In quella stanza calda e lontana, si trovano sole, protette e provocate a ogni sguardo, pronte a esplorare la fragilità e il potere che solo l’intimità poteva rivelare.

Nel cuore silenzioso delle montagne svizzere, il piccolo chalet risplende della luce calda delle candele che combatte contro il freddo tagliente dell’inverno fuori. Rio e Agatha, in un gioco di sguardi e movimenti studiati, si trovano immerse in un’atmosfera che sa di tensione e di attrazione inespressa. Ogni gesto si carica di significato: un lieve sfiorarsi delle dita, un taglio appena accennato sulla pelle, e quel sottile filo di controllo e abbandono che si intreccia nei loro sguardi come una promessa non detta.

Agatha osserva Rio con un sorriso ironico, consapevole di essere sempre sull’orlo di un gioco rischioso, ma proprio per questo irresistibile. Non c’è posto per la paura, né per la fragilità – solo per quella danza che entrambi riconoscono come propria, un linguaggio unico che si capisce senza bisogno di parole.

Rio le lancia uno sguardo sfuggente e poi, senza distogliere lo sguardo, sussurra con un tono che è tanto una sfida quanto un invito: “Pensavi che un po’ di freddo potesse fermarci?”

La notte avvolge lo chalet con un silenzio profondo e un’aria carica di mistero, mentre Agatha e Rio, in quella stanza calda e illuminata dalle candele, giocano un gioco che ha il sapore di una sfida e di un’intesa più profonda. Agatha osserva Rio con un sorriso ironico, quasi beffardo, sapendo di stare per infrangere un’altra barriera invisibile. La lama, stretta tra le dita, riflette la luce tremolante delle candele mentre scivola leggera sulla pelle di Rio, che non distoglie lo sguardo, come se stesse aspettando quel momento.

“Credi che basti un tocco per capire il cuore di qualcuno?” chiede Agatha, in tono ironico.

Rio sorride, con quel sorriso che la strega conosce bene: sa di sfida e di una sicurezza che sfiora l’arroganza. “Forse sì. Se sai come guardare, Agatha.” Le sue parole sono leggere, ma gli occhi scuri tradiscono qualcosa di più profondo, un’intimità che entrambe fingono di ignorare, ma che rende ogni gesto, ogni sguardo, un dialogo silenzioso e carico di significati.

Agatha sospira, ma non è un sospiro di resa. È il respiro di chi è pronto a superare i propri limiti. Senza staccare gli occhi da quelli di Rio, allunga la lama fino a sfiorarle appena la pelle, un tocco leggero che parla di potere e vulnerabilità in egual misura. Rio chiude gli occhi, lasciandosi sfiorare, assaporando quel confine sottile tra il controllo e l’abbandono.

La tensione cresce, e le parole diventano superflue. C’è solo quel momento, quella stanza calda tra le montagne svizzere, lontana dal mondo, e il tocco della lama, leggero ma carico di intensità, mentre Agatha si avvicina ancora, abbastanza da percepire il calore della pelle di Rio.

Nella penombra della stanza, Agatha lascia cadere la lama sul tavolino, come a voler dichiarare una tregua, ma non abbassa lo sguardo. Si sente vulnerabile in un modo che non le appartiene. Con un tocco, fa scivolare la mano sul viso di Rio, il suo pollice sfiora la curva delle labbra di lei, cercando risposte silenziose che solo Rio poteva darle.

Rio non si mosse, lasciò che quel tocco le esplorasse il volto, le cicatrici invisibili, e sospirò piano. “Perché ti fermi, Agatha? Hai ancora paura di me?”

Agatha si irrigidisce, ma mantiene la calma, rispondendo con un sorriso enigmatico. “No, di me. Tu sei solo… la scintilla.”

Rio solleva le sopracciglia e, senza una parola, prende la mano di Agatha, intrecciando le dita alle sue. Il silenzio fra di loro diventa una presenza tangibile, come un vento che promette tempesta.

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