Negli anni ’90, mentre il cinema indipendente esplodeva con storie autentiche e viscerali, All Over Me si ritagliava il suo spazio come uno di quei film che non si limitano a raccontare, ma ti trascinano dentro. Diretto da Alex Sichel e scritto dalla sorella Sylvia Sichel, questo piccolo gioiello del cinema queer del 1997 affronta il tumulto dell’adolescenza, il primo amore e la violenza urbana con un realismo che ancora oggi lascia il segno.
Claudia (interpretata da Alison Folland) è una giovane ragazza che vive nell’angolo meno patinato di Hell’s Kitchen, New York. La sua vita è un mix di rock, insicurezze e una migliore amica che sta prendendo una direzione pericolosa. Ellen (Tara Subkoff) è l’amica che tutti abbiamo avuto almeno una volta: affascinante, ribelle, ma decisamente attratta dalle persone sbagliate.
La loro amicizia viene messa alla prova quando Ellen si infatua di Mark (Cole Hauser), un ragazzo violento che porta la storia a una svolta drammatica. Nel frattempo, Claudia inizia a provare sentimenti sempre più forti per Lucy (Leisha Hailey), una chitarrista alternativa che rappresenta un mondo completamente diverso: uno spazio in cui essere se stessi non solo è accettato, ma incoraggiato.
Non è un film che si preoccupa di abbellire la realtà. All Over Me affronta tematiche come l’omofobia, la violenza di genere e la difficoltà di accettare la propria identità in un ambiente ostile. La regia di Alex Sichel è diretta, essenziale, senza fronzoli. Le riprese nelle strade di New York danno quel senso di oppressione tipico di chi si sente intrappolato in un mondo che non lo rappresenta.
Alison Folland è perfetta nel ruolo della protagonista timida e insicura, mentre Leisha Hailey, nota poi per il suo ruolo iconico in The L Word, dona al personaggio di Lucy un’energia magnetica. Tara Subkoff interpreta Ellen con un’intensità che fa male, incarnando la vulnerabilità di chi si rifugia nelle persone sbagliate.
La musica è un elemento chiave nel film. La colonna sonora include brani di Ani DiFranco, Babes in Toyland e Sleater-Kinney, creando un’atmosfera che mescola ribellione e malinconia. La musica non è solo di sottofondo, ma parte integrante della narrazione, un mezzo attraverso cui Claudia trova se stessa.
Pur non avendo ricevuto un successo commerciale clamoroso, All Over Me è diventato un cult nel cinema queer. Non cerca di essere un film didascalico, ma riesce comunque a raccontare con sensibilità le difficoltà di crescere queer in un ambiente ostile. Il film è stato lodato per la sua rappresentazione sincera e per il modo in cui riesce a far emergere la bellezza e la difficoltà di scoprire la propria identità.
All Over Me non è solo un film, ma un pezzo di storia del cinema queer. Con una narrazione autentica, personaggi complessi e una colonna sonora che incarna alla perfezione il periodo, riesce a trasmettere con intensità la bellezza e la difficoltà di crescere in un mondo che spesso non lascia spazio alla diversità.
Se non l’hai ancora visto, recuperalo subito. E preparati a sentire tutta la potenza di una storia che, nonostante siano passati più di vent ’anni, resta ancora incredibilmente attuale.