Affrontare il vuoto: il mio viaggio tra dipendenza e ricerca di me stessa

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Come affrontare il problema della pagina bianca? Una domanda che mi pongo spesso, eppure, di cose da raccontare ne avrei. Sento di avere tante storie dentro di me, ma quando mi siedo davanti a quel foglio immacolato, le parole sembrano scivolarmi via dalle dita. È come se ci fosse una barriera invisibile che mi impedisce di esprimermi, di liberare i pensieri che affollano la mia mente. Mi ritrovo a rinchiudermi sempre più in me stessa, incapace perfino di parlare del più e del meno.

Forse, la cosa peggiore è che cerco conforto in una dipendenza che mi avvolge in un abbraccio illusorio, impedendomi di affrontare davvero i miei problemi. È una sorta di anestesia emotiva, un modo per mettere a tacere il mal di testa e quei pensieri incessanti che non riesco a fermare. Oggi sono tre giorni che non bevo. Sembra poco, lo so, ma quando inizi a contare i giorni, ti rendi conto che il problema è più grande di quanto pensassi.

Eppure, sulla carta, ho tutto ciò che una persona potrebbe desiderare: una casa accogliente, un lavoro stabile, una famiglia che mi sostiene. E nonostante questo, continuo a torturarmi con i miei pensieri, con quella voce interiore che mi dice che non sono abbastanza, che potrei fare di più, essere di più. Sto cercando di capire il perché di questo auto-sabotaggio, e nella mia testa emergono varie possibilità: il fatto che non mi ami davvero, e che forse non mi sia mai amata, o la mia infanzia complicata, segnata da eventi che mi hanno lasciato cicatrici profonde. Poi c’è la paura costante di non essere mai all’altezza, di valere sempre meno rispetto agli altri.

So benissimo che bere non è la soluzione. Lo so in ogni cellula del mio corpo. E se sto cercando di smettere, è principalmente per motivi pratici: per perdere peso, per alleviare la pressione sul mio ginocchio, ancora dolorante dopo la seconda operazione, e per dormire meglio la notte. L’insonnia mi sta lentamente consumando, rubandomi pezzi di me stessa. Ma in realtà, non lo faccio per me stessa. Se fosse solo per me, probabilmente non avrei mai smesso. Anche il fatto di avere un gruppo di amici che beve ancora più di me non aiuta affatto; uscire da questa spirale diventa ogni giorno più difficile quando ti ritrovi immersa in un ambiente che normalizza e incoraggia questo comportamento.

E allora mi sforzo di trovare delle soluzioni alternative: meditazione, sport, scrittura… e forse, se avrò abbastanza forza, riprenderò a suonare il pianoforte. Non è facile, questo è certo. È una battaglia continua contro me stessa, contro quella parte di me che vuole arrendersi e rifugiarsi nella comodità dell’auto-distruzione.

Sono quasi sicura che questa dipendenza sia nata dopo la separazione con Inès. È incredibile come una persona possa influenzarti a tal punto, distruggerti in ogni modo possibile. Sì, sono riuscita a sfuggire alla sua manipolazione, ma il danno è stato fatto. Le ferite che mi ha lasciato non si sono mai davvero rimarginate, e tutta la fiducia che avevo in me stessa è svanita, lasciando solo un guscio vuoto. Mi sento come se stessi cercando di raccogliere i pezzi di me stessa, ma a volte mi sembra di non provare più nulla. È difficile amare, ridere, scherzare, quando ti senti così vuota. Quello che è rimasto è un vuoto profondo, un vuoto che implora di essere riempito.

Ecco il mio problema con la pagina bianca. Non è solo un blocco dello scrittore, è un blocco emotivo, un’incapacità di riconnettermi con me stessa. Scrivere dovrebbe essere un atto liberatorio, un modo per mettere ordine nei miei pensieri, ma ultimamente mi sembra solo un altro modo per rimandare l’inevitabile confronto con i miei demoni. Ogni volta che provo a scrivere, mi sento sopraffatta da questo senso di inadeguatezza, come se nulla di ciò che potessi mettere su carta sarebbe mai abbastanza.

In questi momenti, mi ritrovo a pensare a tutte le volte che ho cercato di reinventarmi, di trovare una nuova versione di me stessa che potesse finalmente essere felice e soddisfatta. Ma ogni tentativo sembra infrangersi contro la stessa barriera invisibile, un muro che non riesco a superare. Forse è per questo che bevo: per dimenticare per un po’ quella sensazione di fallimento costante, quel peso che porto sempre sulle spalle.

Sto cercando di essere gentile con me stessa, di ricordarmi che non sono sola in questa battaglia. Ci sono giorni in cui riesco a vedere una luce in fondo al tunnel, a sentire un barlume di speranza. Ma ci sono anche giorni in cui tutto sembra troppo difficile, in cui la tentazione di arrendermi è troppo forte. È in quei momenti che devo ricordarmi perché sto facendo tutto questo, perché è importante continuare a lottare. Non solo per me, ma per tutte le persone che mi amano, che credono in me, anche quando io stessa faccio fatica a crederci.

La verità è che sto ancora cercando di capire chi sono e cosa voglio dalla vita. Sto cercando di fare pace con il mio passato, di accettare le parti di me che non posso cambiare e di lavorare su quelle che posso. So che il viaggio è lungo e che ci saranno sempre degli ostacoli lungo la strada, ma voglio credere che valga la pena continuare a camminare, anche quando tutto sembra perduto.

Per ora, sto cercando di prendere le cose un giorno alla volta, di non pensare troppo al futuro o al passato. Sto cercando di vivere nel presente, di godermi i piccoli momenti di gioia quando arrivano, di essere grata per le cose buone che ho. Sto cercando di ricordare che non devo avere tutte le risposte adesso, che va bene sentirsi persi a volte. E sto cercando di imparare a essere gentile con me stessa, a perdonarmi per gli errori che ho fatto e per quelli che farò.

So che ci vorrà tempo per guarire completamente, per ritrovare quella parte di me che ho perso lungo la strada. Ma sono determinata a continuare a cercarla, a non arrendermi, anche quando tutto sembra buio. Perché in fondo, credo che ci sia ancora speranza per me, che ci sia ancora un modo per essere felice, per trovare la pace che sto cercando. Devo solo continuare a cercarla, un passo alla volta.

E forse, un giorno, riuscirò a guardare indietro a tutto questo e vedere non solo il dolore e la lotta, ma anche la forza che mi ha dato, la persona che mi ha permesso di diventare. Forse, un giorno, riuscirò a vedere la bellezza in tutto questo caos, e a trovare finalmente la mia strada.

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