“Bit” è un film di genere horror uscito nel 2019 che, al primo sguardo, può sembrare il classico racconto di vampiri. Tuttavia, grazie al suo tono moderno e alla rappresentazione di tematiche LGBTQ+, questa pellicola si distingue nettamente nel panorama del cinema horror contemporaneo. Diretto da Brad Michael Elmore, “Bit” racconta la storia di Laurel, un’adolescente transgender interpretata dall’attrice Nicole Maines, che si trova coinvolta in un’avventura gotica quando entra in contatto con un gruppo di vampire tutte al femminile. Questo film unisce elementi dell’horror tradizionale a temi di emancipazione e rivalsa femminile, aggiungendo una prospettiva innovativa che lo rende rilevante sia per il genere horror che per il cinema LGBTQ+.
La trama si svolge a Los Angeles, una città che diventa un paesaggio oscuro e misterioso, dove Laurel scopre un mondo sotterraneo abitato da vampire. Dopo essersi trasferita a LA per passare l’estate con il fratello, Laurel incrocia il cammino con Duke, la carismatica leader di una gang di vampire, interpretata da Diana Hopper. Duke e le sue compagne di “vita eterna” seguono una regola rigida: mai trasformare uomini in vampiri. Questo codice, al contempo semplice e potente, aggiunge una nota di ribellione e femminismo al film, facendo sì che queste vampire vedano sé stesse come guerriere in una lotta contro il patriarcato e il dominio maschile. L’idea che Duke propone a Laurel, quella di un’eterna sorellanza protettiva e combattiva, è uno dei temi centrali di Bit.
Il cuore della pellicola risiede in come il tema del vampirismo si intrecci con la ricerca di identità e appartenenza di Laurel. Essendo una giovane donna transgender, Laurel affronta già il peso del giudizio e delle aspettative sociali, un peso che si intensifica quando diventa parte di questa gang di vampire. Attraverso il personaggio di Laurel, il film riesce a trattare con delicatezza e intensità il tema della scoperta di sé in un mondo che spesso marginalizza le identità LGBTQ+. L’interpretazione di Nicole Maines conferisce al personaggio una profondità rara, facendo sì che Laurel si trasformi in un simbolo di empowerment. La sua forza, la sua capacità di adattarsi a un mondo notturno e violento, rappresenta il viaggio di chi si trova a dover “reinventare” sé stesso per sopravvivere in una società che troppo spesso giudica senza comprendere.
Bit è anche una critica ironica e satirica della cultura maschilista, che spazia dal sarcasmo alle tematiche sociali. La gang di vampire, capeggiata da Duke, vede il vampirismo come una forma di ribellione contro la società dominata dagli uomini. Le regole di Duke possono sembrare estreme, ma sono un manifesto di autonomia e potere femminile. Il suo rifiuto di trasformare uomini riflette un desiderio di creare uno spazio sicuro per le donne, libero dalle oppressioni e dalle aspettative imposte dal patriarcato. Questo gruppo di vampire diventa un esempio perfetto di sorority queer e femminista, unito contro un sistema che cerca di relegare le donne a ruoli marginali. E se da un lato questa visione radicale può sembrare caricaturale, dall’altro serve come spunto per una riflessione più profonda su quanto le donne debbano lottare per affermare la propria identità.
Il film è intriso di scene sanguinolente e sequenze d’azione tipiche del genere horror, ma con una dimensione più “campy” che permette di non prendersi troppo sul serio. La colonna sonora e la fotografia giocano un ruolo essenziale, contribuendo a creare un’atmosfera gotica e urbana che riflette le tensioni interiori di Laurel. Los Angeles è ritratta come una metropoli decadente e quasi surreale, dove il soprannaturale e il reale si fondono. La città notturna diventa una metafora della ricerca della propria identità e della lotta per trovare il proprio posto nel mondo.
La figura di Duke, interpretata in modo magnetico da Diana Hopper, è quella di una leader carismatica e misteriosa, che riesce a incarnare alla perfezione l’archetipo della “guida” in un gruppo eterogeneo. Duke è una figura che sa affascinare e impaurire al contempo, una sorta di mentore oscuro che porta Laurel a confrontarsi con le sue paure più profonde. La sua filosofia di vita, radicata nell’idea di una lotta perpetua contro le ingiustizie di genere, fa di lei un personaggio enigmatico e al contempo attuale. L’attrazione che Laurel prova verso Duke non è solo dovuta al fascino oscuro del vampirismo, ma è anche un desiderio di appartenenza e di accettazione che molte persone LGBTQ+ possono comprendere.
Tuttavia, Bit non è privo di critiche. Il film, pur trattando temi importanti e offrendo una rappresentazione queer innovativa, a volte può sembrare troppo didascalico e forzato. Alcuni critici hanno sottolineato che l’approccio del film alle tematiche LGBTQ+ e femministe, pur essendo sincero, manca di una vera e propria profondità. L’idea di un gruppo di vampire che combattono contro il patriarcato, per quanto affascinante, può sembrare esagerata e un po’ troppo simbolica. Tuttavia, è proprio questa esagerazione, questo lato “camp”, che rende Bit un film che si distingue nel suo genere e che riesce a intrattenere, provocare e far riflettere al contempo.
Dal punto di vista cinematografico, Bit offre un’estetica accattivante, con un uso del colore e delle luci che contribuisce a creare un mondo visivamente intrigante. Il design dei costumi e il trucco, fortemente ispirati alla cultura gotica e punk, donano al film un look distintivo e moderno. Questo aspetto estetico è importante, poiché contribuisce a rendere il film più vicino al pubblico giovane e ai temi di ribellione e di esplorazione identitaria che esso vuole rappresentare.
In ultima analisi, Bit rappresenta un tentativo audace di coniugare horror e tematiche sociali. È un film che, nonostante alcune imperfezioni, riesce a creare un ponte tra la narrativa horror e la lotta per l’accettazione e l’identità personale, e che si rivolge a un pubblico che spesso non trova rappresentazione nei generi tradizionali. Con la sua estetica unica, i personaggi memorabili e una trama che non ha paura di sfidare le convenzioni, Bit è un film che merita di essere visto e discusso.