“Ma lei legge il tuo blog? Perché è molto personale.”
È la domanda che mi ha fatto un mio amico stamattina. Ho riso. Nonostante Katy non sia italiana, ieri ha letto. Sì, ha letto tutto. E, sinceramente, mi aspettavo il peggio. Quando è tornata a casa e mi ha chiesto se l’amassi ancora, per un attimo ho trattenuto il respiro. Non perché la risposta fosse un “no”, ma perché sapevo che sarebbe stato il momento di parlare sul serio, di affrontare tutto quel caos emotivo che spesso tengo dentro.
Ovviamente la amo, perché non ho mai pensato di tradirla o di andare da un’altra parte. Se avessi dubbi, non le avrei mai detto sì quest’estate. Non avrei mai accettato l’anello. Non mi vedo da nessun’altra parte se non con lei. Il problema è che, quando mi sento infelice in una relazione, la mia mente fa un gioco strano. Inizia a pensare al passato, ai momenti in cui ero più “innamorata”, non necessariamente felice, ma immersa in quella sensazione travolgente. E finisco per rifugiarmi in ricordi, o forse in un’idea di amore che non è mai stata del tutto reale. Mi sono resa conto di avere creato, nella mia mente, una sorta di donna immaginaria, un’ombra che sogno di tanto in tanto. Lei non esiste veramente, ma il ricordo di quello che rappresentava, sì.
Il fatto di parlarne, però, ci ha fatto bene. Ci siamo trovate a discutere di tutto, e, stranamente, eravamo d’accordo su quasi ogni cosa. Eppure, non ce l’eravamo mai dette. C’è stato un momento di svolta in cui tutto quel silenzio accumulato si è sciolto, lasciando spazio alla verità. Le nostre verità. Non era una questione di amore mancante, ma di comunicazione. Dopo anni insieme, a volte sembra che ci dimentichiamo di dire le cose più ovvie. Eppure, proprio quelle cose possono fare la differenza.
Così, fra discorsi e qualche… distrazione piacevole 😏, i dubbi sono svaniti. Strano come funziona la mente, vero? Ti convinci di non essere più felice, poi finalmente ti apri e capisci che i tuoi demoni non erano poi così spaventosi. Certo, so di dover smettere di fare questi discorsi depressivi. Sono pienamente consapevole di avere molto di più di quanto molti possano desiderare: una relazione stabile, una casa, un lavoro. Sì, a volte mi sento ancora bloccata dentro me stessa, ma è un mio problema, e lo sto affrontando.
Oh, e sì, sono ancora un po’ sovrappeso. D’accordo, forse un po’ più di “un po’”, ma hey, i chili si perdono. Ho iniziato a fare sport da più di due mesi ormai, e anche se non vedo ancora il risultato miracoloso che mi ero immaginata, so che è solo una questione di tempo. Il problema non è il peso, o l’aspetto, ma quella sensazione sottile e costante di non essere mai all’altezza. Di essere sempre un po’ fuori posto.
Mi ritrovo spesso a chiedermi perché mi sento così, soprattutto quando guardo la mia vita dall’esterno e vedo quanto sia oggettivamente “normale”. Non sono brutta, non sono stupida, eppure c’è sempre quel piccolo blocco sociale che mi fa sentire diversa. Forse è solo una fase, o forse no. Comunque sia, spero passi.
Nel frattempo, urrà: sesto giorno senza alcool! Sto bevendo una San Pellegrino come se fosse champagne. I primi giorni sono stati durissimi, quasi insopportabili, ma adesso, lentamente, comincio a sentirmi meglio. Anche se mi sento un po’ persa. Non sono più abituata a gestire tutta questa energia senza la solita bottiglia di birra a frenarmi, a rallentare quei pensieri che di solito mi bombardano. Ora sono costretta ad affrontarli uno per uno, e, credetemi, è come un gioco di whack-a-mole: appena ne abbatti uno, ne spunta un altro.
Per fortuna, il pianoforte mi sta aiutando. Sono tornata a suonare dopo anni, e nonostante i dolori al mignolo (sì, forse ho esagerato un po’ nel forzare la mano), la musica mi sta salvando. È incredibile come qualcosa che hai lasciato andare possa tornare a essere un rifugio sicuro. Sto riprendendo un po’ alla volta, ma non è facile. Arrivare a Bach sembra ancora un sogno lontano, ma ci arriverò. So che ci vorranno mesi, forse più, ma almeno la memoria delle mani è rimasta. Qualche pezzo qua e là lo riesco ancora a suonare senza pensarci troppo, come se fosse stato scolpito nella mia mente.
E così, tra note musicali, pensieri vaganti e piccole vittorie quotidiane, sto ricostruendo un pezzo di me stessa che pensavo di aver perso. Non è un percorso facile, ma chi lo ha mai detto che la vita deve esserlo? Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni, ma va bene così.
Ah, e sì, lo so, ieri ho parlato della pizza con gli amici. Spoiler: ho preso quella “roba leggera” con mortadella, formaggio e speck. E non me ne pento. Sì, la vita è come scegliere la pizza: puoi rifletterci quanto vuoi, ma c’è sempre quella vocina che ti dice che forse avresti dovuto fare un’altra scelta. Eppure, alla fine, va bene così. Ho goduto di ogni morso, e la compagnia era perfetta. Per una volta, ho deciso di non pensare troppo e di godermi il momento. E sapete cosa? Funziona. Magari dovrei farlo più spesso.
E così, tra alti e bassi, tra piccoli traguardi e sfide quotidiane, vado avanti. Ogni giorno è un passo in avanti verso la chiarezza, verso una versione di me stessa che ancora sto cercando di capire.