Nei Grandi Scrittori, un libro di grande rilievo letterario considerato il fondamento della letteratura gay.
Quando uscì, nel 1928, Il pozzo della solitudine suscitò scandalo e scalpore, l’autrice fu accusata di oscenità e il libro messo al bando nel Regno Unito. Stephen, infatti, è l’erede ideale di genitori aristocratici: tira di scherma, va a cavallo, si applica negli studi. Diventerà persino eroe di guerra, pubblicherà un bestseller e troverà l’amore. Ma Stephen è una donna. Una donna che ama un’altra donna. E mentre le sue ambizioni la spingono verso il successo, la società la emargina, la confina, la rifiuta e la condanna. E Stephen è costretta ad agire drasticamente e disperatamente, nel costante e vano tentativo di trovare la felicità. Fino all’invocazione finale a Dio affinché permetta anche a lei il «diritto all’esistenza».
Il pozzo della solitudine è l’opera seminale della letteratura gay, uno dei «primi e più importanti contributi alla letteratura gay e lesbica» per il New Statesman; «il romanzo gay archetipico», secondo il Times Literary Supplement. Un libro che è diventato un punto di riferimento, un classico, un culto.
“Eppure, eppure … doveva qualcosa a Collins, appunto perché l’aveva amata, sebbene, ora, non potesse amarla più.”
“Per fortuna i dolori della fanciullezza sono passeggeri; solo quando l’età matura ha inciso i suoi solchi nel nostro spirito, i dolori si radicano più profondamente. “
“È un’empietà, per una signorina come voi, arrabbiarsi perché non può essere un ragazzo”
“Allora quella parte di Stephen che era ancora attaccata a Morton conosceva la terribile solitudine, come un’anima che si svegli errante tra i mondi, inutile e non desiderata. “
“Ma perché tanta malinconia? Non bisogna essere tristi quando sulle colline splende tanto oro!…”
“Si lasciava andare alle fantasticherie, nelle quali mille versioni le passavano davanti agli occhi come in un caleidoscopio.”