Lo straordinario monologo sull’amore LGBT di Sabrina Impacciatore

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Esattamente una settimana fa, su Rai1, nel corso di “La Musica Che Gira Intorno”, Sabrina Impacciatore si è concessa un monologo di straordinaria potenza, tratto da V per Vendetta, film del 2005 diretto da James McTeigue.

Sola in scena, sul palco di Cinecittà World, Sabrina Impacciatore ha commosso i quasi 4 milioni di telespettatori, dando forza ad un monologo sull’amore LGBT, contro l’omotransfobia che ancora oggi segna la cronaca quotidiana, la vita di migliaia di persone. Nel film del 2005 Valerie, interpretata da Natasha Wightman e Imogen Poots, veniva imprigionata perché lesbica, all’interno di un regime totalitario alla 1984 di George Orwell. Da qui, dalla sua cella, raccontava la sua storia attraverso una lettera, affinché non venisse dimenticata.

Ricordo come diverso diventò pericoloso. Ancora non capisco perché ci odiano così tanto.

La 52enne attrice romana, due volte nominata ai David di Donatello e 3 ai Nastri d’Argento, ha recitato proprio quel potentissimo monologo, in prima serata su Rai1, ricordando ai telespettatori a casa quell’atrocità chiamata omotransfobia, che parte della politica nazionale si ostina (indirettamente?) a difendere, etichettando l’odio come ‘libera opinione’.

Se in testa al post c’è il monologo recitato da Sabrina, a seguire c’è il monologo originale di V per Vendetta.

Mi chiamo Valerie. Non credo che vivro’ ancora a lungo e volevo raccontare a qualcuno la mia vita. Questa e’ l’unica autobiografia che scrivero’ e… Dio… mi tocca scriverla sulla carta igienica.
Sono nata a Nottingham nel 1985. Non ricordo molto dei miei primi anni, ma ricordo la pioggia. Mia nonna aveva una fattoria a Totalbrook e mi diceva sempre che “Dio e’ nella pioggia”.
Superai l’esame di terza media ed entrai al liceo femminile. Fu a scuola che incontrai la mia prima ragazza: si chiamava Sara. Furono i suoi polsi… erano bellissimi. Pensavo che ci saremmo amate per sempre. Ricordo che il nostro insegnante ci disse che era una fase adolescenziale, che sarebbe passata crescendo. Per Sara fu cosi’, per me no.
Nel 2002 mi innamorai di Christina. Quell’anno confessai la verita’ ai miei genitori. Non avrei potuto farlo senza Chris che mi teneva la mano. Mio padre ascoltava ma non mi guardava. Mi disse di andarmene e di non tornare mai piu’. Mia madre non disse niente, ma io avevo detto solo la verita’, ero stata cosi’ egoista? Noi svendiamo la nostra onesta’ molto facilmente, ma in realta’ e’ l’unica cosa che abbiamo, e’ il nostro ultimo piccolo spazio… All’interno di quel centimetro siamo liberi.
Avevo sempre saputo cosa fare nella vita, e nel 2015 recitai nel mio primo film: “Le pianure di sale”. Fu il ruolo piu’ importante della mia vita, non per la mia carriera ma perche’ fu li’ che incontrai Ruth. La prima volta che ci baciammo, capii che non avrei mai piu’ voluto baciare altre labbra al di fuori delle sue.
Andammo a vivere insieme in un appartamentino a Londra. Lei coltivava le Scarlett Carson per me nel vaso sulla finestra e la nostra casa profumava sempre di rose. Furono gli anni piu’ belli della mia vita.
Ma la guerra in America divoro’ quasi tutto e alla fine arrivo’ a Londra.
A quel punto non ci furono piu’ rose… per nessuno.
Ricordo come comincio’ a cambiare il significato delle parole. Parole poco comuni come “fiancheggiatore” e “risanamento” divennero spaventose, mentre cose come “Fuoco Norreno” e “Gli articoli della fedelta’” divennero potenti. Ricordo come “diverso” divento’ “pericoloso”. Ancora non capisco perche’ ci odiano cosi’ tanto.
Presero Ruth mentre faceva la spesa. Non ho mai pianto tanto in vita mia. Non passo’ molto tempo prima che venissero a prendere anche me.
Sembra strano che la mia vita debba finire in un posto cosi’ orribile, ma per tre anni ho avuto le rose e non ho chiesto scusa a nessuno.
Moriro’ qui… tutto di me finira’… tutto… tranne quell’ultimo centimetro… un centimetro… e’ piccolo, ed e’ fragile, ma e’ l’unica cosa al mondo che valga la pena di avere.
Non dobbiamo mai perderlo, o svenderlo, non dobbiamo permettere che ce lo rubino… Spero che chiunque tu sia, almeno tu, possa fuggire da questo posto; spero che il mondo cambi e le cose vadano meglio ma quello che spero piu’ di ogni altra cosa e’ che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscero’ mai, anche se non ridero’, e non piangero’ con te, e non ti bacero’, mai… io ti amo, dal piu’ profondo del cuore… Io ti amo.

Con il suo straordinario monologo sull’amore e l’identità LGBT, Sabrina Impacciatore ha dimostrato ancora una volta il suo talento e il suo impegno nel promuovere valori di tolleranza, inclusione e rispetto. La sua voce è stata un faro di speranza per tutti coloro che lottano per essere accettati e amati per quello che sono, e il suo messaggio continuerà a risuonare nei cuori e nelle menti di chiunque abbia avuto la fortuna di ascoltarlo.

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