Quando ci si ritrova ad un punto morto ci si domanda come reagire e quale sarà la conseguenza. Il punto di domanda, che spesso ci invade i sensi, crea una sensazione del tutto disordinata alla quale consegue a uno stato di agitazione e di malessere.
Credo che questo sia principalmente dovuto al ritmo della vita di oggigiorno che ci rincorre a più non posso fino ad ingoiarci e angosciarci. Basti pensare ai bimbi delle scuole elementari; il ritmo costante della settimana prevede:
- Scuola
- Sport
- Musica
- Compiti
- Amici (se rimane del tempo)
Per non parlare poi degli adulti. Lavoro continuo ed assiduo, gestione dei figli, se ve ne sono, della casa, amministrazione dei documenti e varie scartoffie, hobby vari, nella misura del possibile, e, infine, se non si è troppo stanchi, il sabato sera per un po’ di sano svago.
Una vita all’insegna della rapidità e della produttività che non ci lascia neanche il tempo per le vere domande della vita. Non essendoci tempo per pensare ed elaborare, ma soltanto per produrre, ci si lascia schiacciare dal sistema, creato appositamente affinché le persone non si rendano conto della loro trasformazione in un essere che ogni mattina, da tot a tot ora, fa costantemente le stesse cose.
Tanto tempo fa – in un paese lontano lontano – greci e latini avevano molto spazio per la cultura tanto che si assisteva a una veloce e graduale progressione verso il sapere, oggi invece assistiamo esattamente al fenomeno inverso, ovvero un costante declino del proprio io per arrivare all’agglomerazione di ogni individuo.
Così la parola “individualità” sta lentamente perdendo il suo valore per lasciar spazio al surrealismo antifreudiano. Ricordiamoci che l’individualità è il segno del genio o del suo contrario; la mediocrità si sente al sicuro nella standardizzazione.
In conclusione, l’effetto mediatico, che ha preso largamente il sopravvento, ha incantato le menti dell’umanità, rendendoci tutti, senza eccezioni, una demenziale banda di caproni.