Era il 1991 e la TV non era pronta. In un episodio intitolato “He’s a Crowd” di L.A. Law, un semplice gesto cambiò per sempre le regole del gioco: un bacio. Non un bacio qualsiasi, ma un bacio che attraversò le mura rigide della televisione primetime, sconvolgendo alcuni e regalando speranza a molti altri.
Amanda Donohoe, nel ruolo della brillante e audace avvocata bisessuale C.J. Lamb, fece quello che nessuno aveva mai osato fare prima. Durante una partita di scherzosa seduzione in ufficio, C.J. si avvicinò alla collega Abby Perkins (interpretata da Michele Greene) e la baciò. Sì, proprio lì, in mezzo a faldoni e stress legali, mentre gli spettatori a casa probabilmente lasciavano cadere il telecomando per lo stupore.
Non era un bacio lungo, né particolarmente intenso, ma portava con sé il peso di anni di invisibilità queer sullo schermo. La reazione di Abby, un misto di sorpresa e confusione, rispecchiava quella di milioni di spettatori che, incollati al televisore, cercavano di capire se avevano appena assistito a una rivoluzione culturale o a un errore di sceneggiatura.
Un bacio, mille polemiche
A quei tempi, un gesto del genere era tutto tranne che banale. La moralità televisiva era ancora blindata in una gabbia di convenzioni, con rappresentazioni LGBTQ+ relegate ai margini o distorte da stereotipi imbarazzanti. Quel bacio tra C.J. e Abby fu come un fulmine a ciel sereno. Da un lato, generò indignazione tra i benpensanti, pronti a scrivere lettere indignate e spegnere la TV per “proteggere la famiglia”. Dall’altro, accese una scintilla di speranza nei cuori di chi, fino a quel momento, non si era mai visto rappresentato sullo schermo.
Per molti spettatori queer, fu la prima volta in cui poterono vedere una parte di sé riflessa nella narrativa mainstream. Certo, la strada da percorrere era ancora lunga, ma quello fu il primo passo verso una visibilità tanto attesa.
Il coraggio della normalità
La vera forza di quella scena risiedeva nella sua normalità. Non c’erano discorsi drammatici o dichiarazioni enfatiche; era un gesto spontaneo, quasi casuale, che rifiutava di urlare il suo significato. Invece, sussurrava: “Questo è normale. Questo esiste”.
E nonostante tutte le critiche, L.A. Law continuò a raccontare la storia di C.J., senza mai rinnegarne l’identità. Il bacio tra C.J. e Abby rimase una pietra miliare, non solo per la televisione americana, ma per l’intero panorama mediatico. Dimostrò che era possibile raccontare storie queer senza bisogno di tragedie o stereotipi eccessivi, ma con la semplice potenza di un gesto autentico.
Un’eredità duratura
Quello che oggi diamo per scontato – relazioni queer nei film e nelle serie TV – deve molto a momenti come questo. Ogni scena romantica tra donne in The L Word, ogni tenerezza condivisa in Orange is the New Black, ogni sguardo innamorato in Arcane o The Legend of Korra trova le sue radici in quella scena del 1991.
Se oggi possiamo celebrare la diversità senza dover giustificare la sua presenza sullo schermo, è anche grazie al coraggio di chi ha spinto per raccontare storie diverse, autentiche, e di chi ha osato scommettere sul potere rivoluzionario di un singolo bacio.
Guardare al passato per costruire il futuro
Ripensare a L.A. Law oggi è come osservare una vecchia foto di famiglia: c’è una dolce nostalgia e una consapevolezza del lungo cammino percorso. Certo, c’è ancora tanto da fare, e i passi indietro, come dimostrano le recenti censure nei contenuti queer per l’infanzia, sono sempre dietro l’angolo. Ma la strada è stata tracciata, e questo bacio ne è stato l’inizio.
Rivedere quella scena non è solo un tuffo nella storia della TV, ma un promemoria di quanto ogni piccolo gesto possa avere un impatto gigantesco. È un invito a non accontentarsi mai e a continuare a raccontare storie che meritano di essere ascoltate.
E chissà, magari quel bacio, visto oggi, farà ancora sorridere e sognare qualcuno, proprio come accadde quella sera del 1991.