Un quinto giorno di contraddizioni

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Quinto giorno. Dai, I can do it. Continuo a ripetermi questa frase come un mantra, cercando di convincermi che sono in grado di farcela. Ieri, confesso, non ho avuto il tempo di scrivere, ma ho trovato un po’ di tempo per riprendere il pianoforte. Devo dire che è stato quasi comico scoprire quanto la mia mano sinistra sia diventata lenta. Sembrava che le dita stessero cercando di ricordare come muoversi in modo coordinato. Ah, i bei tempi del conservatorio, quando le mie mani scivolavano sulla tastiera come se fossi nata per suonare. Ora mi sento come un’anziana signora che cerca di ricordare la coreografia di un balletto visto quarant’anni fa. Sarà necessario un po’ di allenamento quotidiano per ritrovare il mio vecchio livello, e chissà, magari scoprirò qualche nuovo talento nascosto tra le righe dello spartito.

Tuttavia, c’è un lato positivo in tutto questo: quando suono o leggo, smetto di pensare. I pensieri si annullano, il mal di testa si dissolve come neve al sole. Ed è un bene, visto che il mal di testa di questa mattina è stato particolarmente presente. Forse è dovuto al fatto che ho sognato Morgana. Ogni volta che la sogno, è come se fosse tutto reale. I colori, i suoni, persino il suo profumo sembrano così autentici che, al risveglio, non posso fare a meno di sentirmi strana, quasi tradita dal mio subconscio.

So che domani sarà in Francia e questo non fa che rendere tutto più complicato. È assurdo quanto la mente possa giocare brutti scherzi. Perché, diciamocelo, una parte di me amerà sempre Morgana. C’è qualcosa di inevitabile in questo, qualcosa contro cui non posso combattere. Nonostante tutte le mie scelte e i miei tentativi di andare avanti, Morgana rimane lì, un fantasma che mi segue ovunque. Mentre Alisa, Cassandra, Sasha, Inès – tutte loro sono ormai capitoli chiusi, storie che ho dimenticato con il tempo – lei no. Lei è una pagina che non riesco a voltare, una canzone che continua a suonare in loop nella mia testa. Forse è per quel suo modo di guardarmi, o per il feeling speciale che c’era tra di noi. Non lo so, ma una cosa è certa: non posso, e forse nemmeno voglio, dimenticarla.

Non ho avuto il coraggio di dirle “scusa, ma non posso venire a vederti perché lavoro, e soprattutto perché dovrei chiedere alla mia compagna di occuparsi dei miei animali mentre la tradisco“. Davvero, sembra un cliché uscito da una telenovela. E non sono più così giovane da credere che una simile situazione possa portare a qualcosa di buono. Sono troppo vecchia per questi giochetti adolescenziali.

Poi c’è Katy. Non merita che la tratti così. Lei è dolce, premurosa, forse anche troppo appiccicosa a volte. Certo, ci sono momenti in cui ho bisogno dei miei spazi, ma anche quando glielo dico, lei sembra non capirlo del tutto. Vuole solo stare vicino a me, prendersi cura di me. Ed è difficile, perché so che è giusto. Ma allo stesso tempo, sento quel desiderio di fuga, quel bisogno di respirare. A volte penso che l’amore dovrebbe essere come il vento: sentirlo sulla pelle, senza però farti soffocare.

Comunque, oggi devo cercare di concentrarmi sul lavoro. Beh, fare finta di lavorare più che altro, visto che il mio planning di webmastering è praticamente vuoto. Mi dedicherò un po’ alla SEO. Per chi non lo sapesse, la SEO è quell’arte oscura che cerca di rendere i siti web più visibili su Google. È un po’ come cercare di capire cosa voglia davvero una persona durante il primo appuntamento: ti fai mille domande, cerchi di interpretare i segnali, speri di aver capito bene. Solo che qui, l’appuntamento è con un algoritmo. Ah, il romanticismo digitale!

E poi, ovviamente, dovrei anche fare qualcosa di creativo, tipo programmare qualche videogioco. L’idea di costruire mondi virtuali mi ha sempre affascinato, anche se a volte finisco per perdermi nei dettagli e dimenticare che c’è una vita reale fuori dallo schermo. Forse dovrei davvero considerare di iniziare a fare qualche videocorso, giusto per ricordarmi come si interagisce con gli esseri umani.

La giornata sarà piena, e questa sera si concluderà in bellezza con una pizza con gli amici. Ancora non ho deciso se optare per qualcosa di semplice o tuffarmi in una di quelle pizze “leggere” con mortadella, formaggio e speck. Sì, perché a volte il mio stomaco sembra avere una vita propria e apprezza le cose più pesanti. Ma ehi, ogni tanto bisogna pur esagerare, no? E poi, chi sono io per giudicare i gusti del mio stomaco? Ahah, vedremo cosa sceglierò alla fine.

Sapete, in fondo alla mia indecisione sulla pizza, c’è qualcosa di più profondo. Una sorta di riflessione sulla vita, sulle scelte, sulle relazioni. Perché la vita è un po’ come scegliere la pizza: non importa quante volte ci pensi, c’è sempre quella vocina che ti dice che forse, solo forse, avresti dovuto scegliere qualcosa di diverso. Ma forse è proprio questo il bello: non sapere mai con certezza, lasciarsi sorprendere dalle proprie scelte, e imparare ad accettare che, in fondo, va bene anche sbagliare.

Ecco, questa è la mia giornata. Una montagna russa di emozioni, pensieri, riflessioni e, naturalmente, tanta indecisione. Ma sapete una cosa? Mi piace così. Mi piace questa vita fatta di alti e bassi, di scelte giuste e sbagliate, di amori impossibili e momenti di pura gioia. Mi piace l’idea che ogni giorno sia un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo, per crescere, per cambiare.

E anche se a volte la pagina sembra bianca, priva di ispirazione, so che basta solo un piccolo sforzo, un po’ di coraggio, e quella pagina si riempirà di parole, di storie, di emozioni. E chissà, forse un giorno riuscirò davvero a capire cosa voglio, chi sono, e cosa significa davvero essere felice. Ma fino ad allora, continuerò a scrivere, a cercare, a vivere. Perché, alla fine, è questo che conta davvero.

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